Palermo: Due operatori del Policlinico di Palermo in arresto domiciliare

Il giudice per le indagini preliminari di Palermo, Carmen Salustro, ha disposto gli arresti domiciliari per due degli operatori della camera mortuaria del Policlinico di Palermo, accusati di aver chiesto somme di denaro alle imprese di pompe funebri in cambio di una accelerazione nel rilascio delle salme dei pazienti deceduti nel nosocomio, in un caso di presunta corruzione e concussione nel settore delle pompe funebri. I due operatori, Marcello Gargano di 64 anni e Salvatore Lo Bianco di 58 anni, dovranno rimanere ai domiciliari dopo gli interrogatori preventivi, in attesa di ulteriori sviluppi nelle indagini sulla gestione delle salme nel Policlinico di Palermo.

Per gli altri due dipendenti, Antonio Di Donna di 62 anni e Giuseppe Anselmo di 66 anni, il giudice ha disposto la misura della presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria e la sospensione dall’esercizio di pubblici uffici o servizi per un anno, in relazione alle accuse di abuso di ufficio e concussione. Altri cinque indagati, Marcello Spatola, Giacomo Marchese, Francesco Trinca, Nunzio Trinca e Davide Madonia, dovranno presentarsi quotidianamente alla polizia giudiziaria, in quanto coinvolti nello scandalo delle pompe funebri del Policlinico Paolo Giaccone di Palermo.

I pubblici ministeri avevano chiesto l’arresto per 15 indagati coinvolti, tra cui dipendenti del Policlinico e personale di agenzie di pompe funebri, accusati di associazione a delinquere, corruzione e concussione, in un caso che solleva questioni sulla trasparenza e sulla gestione delle risorse pubbliche nel settore sanitario. Il giudice ha anche disposto il sequestro preventivo di somme per equivalente a carico di Lo Bianco, Gargano, Di Donna e Anselmo, come misura per prevenire ulteriori illeciti e tutelare gli interessi pubblici.

La direzione del Policlinico Paolo Giaccone aveva già disposto la sospensione cautelativa dei quattro dipendenti in servizio presso la camera mortuaria nei giorni precedenti, in un tentativo di affrontare le accuse di irregolarità e di mantenere la fiducia pubblica nel sistema sanitario, attraverso azioni di controllo e prevenzione della corruzione.

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